UNITED VERONA ARTIST. UN’APPASSIONATA ESIBIZIONE DEGLI ARTISTI SCALIGERI CHIUSA CON UNA «COLLETTIVA» INTERPRETAZIONE DI «VERONA BEAT»
Successo di pubblico e clima giocoso. Era presente il sindaco Tosi. Carlo Facchini ha aperto lo show con la canzone «Italia Parte Uno»
Un grande concerto, ricco e abbondante, che ha unito, per più di tre ore, "la famiglia degli artisti e la famiglia dei veronesi". Così al Teatro Romano, la "festa" degli U.V.A., gli United Verona Artists messi insieme da Carlo Facchini da un'idea nata con i colleghi cantautori Enrico Nascimbeni e Gilberto Lamacchi. Il virgolettato di sopra va attribuito a Gigliola Cinquetti, radiosa regina della notte al Teatro Romano (almeno della parte che abbiamo potuto seguire prima che il giornale andasse in macchina), elegantissima nel suo lungo abito rosso, in splendida forma fisica e capace di tenere il palcoscenico con una padronanza e una sicurezza piuttosto rare oggidì. Oltre a tutto, tuttora in grado di rendere, senza farle sentire troppo datate, la freschezza melodica di suoi antichi cavalli di battaglia come "Alle porte del sole" e naturalmente "Non ho l'età". Verrebbe da dire, con facile gioco di parole, che Gigliola l'età per cantare e salire sul palco ce l'ha indubbiamente ancora, ed è probabilmente più affascinante ora rispetto agli esordi sanremesi di 45 anni fa. Il momento magico della sua esibizione canora si è poi prolungato con l'improvvisata accoppiata assieme ad un'altra fuoriclasse dell'ugola, Cecilia Gasdia. Hanno scelto di interpretare a due voci, alternandosi alle parti soliste, la classica battistiana "Io vorrei...non...vorrei", accentuandone intensità e drammatico trasporto. Da incorniciare, così come la successiva performance solista della cantante lirica che ha valorizzato al massimo un altro "evergreen" della canzone italiana, "Il nostro concerto" di Umberto Bindi.
Una kermesse piena di ingredienti, dunque, cominciata con quasi mezz'oretta di ritardo e presa subito in mano, sempre con sorprendente disinvoltura, da Franco Oppini, affiancato sul palco in seguito dall'ex-compagno Nini Salerno e, più trardi, da tutti i Gatti di Vicolo Miracoli.
Dopodiché,
si sono alternati "eroi" più "stagionati" e più "giovani" della scena scaligera. Tra gli ultimi, meritata ovazione per i giovanissimi Sonohra, che si confermano davvero destinati al favore di grandi plateee. Hanno anche il coraggio di misurarsi, con buoni esiti, con il B.B.King di "The Thrill Is Gone". Un po' meno fortunati i Dioniso, penalizzati da qualche problema tecnico, e comunque brava Veronica Marchi, che ha presentato, da sola al pianoforte, un pezzo inedito intitolato "Lacrime di cielo".
Carlo Facchini, a sua volta, ha dato il via alla serata canora con un brano, "Italia Parte Uno", che comparirà nel suo nuovo disco regustrato con il gruppo La Carboneria, sorta di laboratorio aperto in cui opera anche il grande Lucio "Violino" Fabbri, presente anche al Teatro Romano.
Intensa la performance solista, anche lui solo voce e pianoforte, di Marco Ongaro, che ha dedicato all'amico pittore Pio Quinto uno dei suoi più recenti e già memorabili pezzi, "Il salvatore delle donne tristi".
Renato dei Kings, finalmente affiancato da una band "impreziosita" dalla presenza di Ennio Ottofaro, già chitarrista dei Kings, non ha fatto mancare alla platea il suo "Caffè amaro", tra l'altro scritta proprio da Ottofaro con Pierpaolo Adda. Alla presenza del sindaco Flavio Tosi seduto in platea, prima l'attrice e regista Jana Balkan del Teatro Scientifico quindi il giornalista Enrico de Angelis, hanno rivolto, a nome di tutti gli artisti veronesi, un appello all'amministrazione per la riapertura del Teatro Laboratorio, dal 2002 chiuso per l'ipotetico ripristino della funicolare di Castel San Pietro. Sono stati rievocati i passaggi, in quell'importante punto di riferimento per la cultura veronese, di attori e musicisti come Roberto Benigni, Paolo Conte, Gino Paoli, Paolo Poli, Francesco Guccini, a testimonianza di un patrimonio cittadino che sarebbe vitale recuperare.
Quindi tanta altra musica con Nuovi Cedrini, Gilberto Lamacchi, Grazia De Marchi, Deborah Kooperman, Jerry Calà, una lettura di Fabio Testi, e tutti gli artisti sul palco per i saluti finali. Con la speranza che sia solo un primo passo di incontro tra artisti della scena scaligera. Ce ne sono molti rimasti a casa che meriterebbero di non essere messi da parte in una prossima occasione.
fonte
L'arena.it_________________
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